La Magia della
Radio
Intervista di Elizabeth Orsini a Constança
Hertz
La giornalista Elizabeth
Orsini segue una traiettoria legata alla parte culturale dei giornali
più importanti di Rio de Janeiro. Con tutto questo da circa
tre anni la radio è stata una novità appassionante nella
sua vita. Ha cominciato a lavorare nel programma che adesso si chiama
“Amiche invisibili”, con la sezione diaria “Gridi
e Sussurri”, alle 14:00, nella radio Globo AM (1220), e un universo
che non conosceva ha cominciato a far parte della sua vita. Il contatto
prossimo con gli ascoltatori, l’importanza dell’ascolto
attento e solidale sono diventati essenziali nella sua vita. Elizabeth
ha appena pubblicato un libro “Nas ondas do rádio –
histórias sentimentais de homens e mulheres do Brasil”
[“Nelle onde radio – storie sentimentali di uomini e donne
dal Brasile” N.d.T.] (Ed. Record), nel quale, così come
in questa intervista al Comunità, ci offre la sensibile testimonianza
della sua esperienza nella radio.
Mosaico Italiano – Parlaci un poco sul programma
che fai alla radio. Com’è il programma – come gli
ascoltatori entrano in contatto con te, che tipo di selezione fai,
con che frequenza registri?
Elizabeth Orsini – Ho cominciato a fare il
programma tre anni fa. Mi hanno domandato cosa mi sarebbe piaciuto
fare alla radio e la prima risposta che mi è venuta in mente
è stata un consultorio sentimentale. Ho sempre desiderato un
contatto più diretto con la gente, con le loro angustie, i
loro dolori, e questa era l’opportunità. La maggior parte
degli ascoltatori telefona alla radio, ma ci sono anche quelli che
scrivono lettere e mail. Non faccio selezioni, tutti i casi sono commentati
diariamente nel programma. Registrazioni, solo eventualmente, quando
devo mancare o durante le ferie. Il programma è tutto dal vivo.
La sezione inizialmente si chiamava “Come stai” ma, da
tre mesi, con il cambio del presentatore, si chiama “Gridi e
Sussurri”.
Mosaico Italiano – La tua relazione con la
radio, prima di fare questo programma, era diversa? Hai cominciato
a vedere la radio in un’altra maniera?
Elizabeth Orsini – Io non avevo un rapporto
forte con la radio e me nescopro oggi appassionata. Una passione così
a 54 anni d’età è una benedizione. Quello che
più mi affascina della radio è il legame diretto con
l’ascoltatore. Per l’ascoltatore fai parte di una grande
famiglia.
Mosaico Italiano – Il tuo programma apre spazio
a che gli ascoltatori possano rifl ettere sui propri sentimenti. Come
percepisci il ruolo che questo spazio “sentimentale” alla
radio occupa nella vita degli ascoltatori che entrano in contatto
con te?
Elizabeth Orsini – Io penso che il 70 per cento
delle persone che entrano in contatto con noi hanno bisogno di parlare
dei loro dolori, delle loro angustie, hanno bisogno di una parola
amica. Molte volte ti rendi conto che già sanno quello che
devono fare, ma la parola che gli dici funziona come una leva. È
come se avessero bisogno di sentire: Va’ avanti, è proprio
così. Quello che mi fa impressione davvero è la solitudine
delle persone, la mancanza che hanno di qualcuno a cu possano aprire
i loro cuori.
Mosaico Italiano – Qual’è la più
grande soddisfazione nel fare questo lavoro? Che tipo di ritorno gli
acoltatori di danno?
Elizabeth Orsini – La mia più grande
soddisfazione in questo lavoro è rincontrarmi attraverso l’ascoltatore.
Percepire che le sofferenze sono comuni a tutti gli esseri umani,
indipendentemente dal lato in cui si trovano.
Mosaico Italiano – C’è una situazione
che ti ha colpita di più e che potresti
raccontarci adesso?
Elizabeth Orsini – Molti casi mi hanno colpita.
Come quello della signora, pensionista, abitante di Belo Horizonte.
Ha telefonato, depressissima, parlando delle litigate tra la figlia
e il genero che abitavano in un’altra casa nello stesso terreno.
Io l’ho consigliata che se ne andasse a vivere in un altro posto,
perché non sempre la vita che i nostri fi gli vivono è
quella che noi vogliamo per loro. Lei ha detto che non avrebbe potuto,
perché guadagnava un salario minimo ed era cieca. Sono rimasta
nervosa in collegamento. Cosa consigliare in quella situazione aduna
persona che non aveva neanche la minima condizione economica? All’improvviso
mi è sorta una forza dentro e le ho detto: signora, lei non
ha un’amica con cui andare a vivere? Lei ha detto di no. Le
ho ribattuto: pensi, ce lo deve avere, un parente, un’amica.
E, meglio ancora, lei ha una forza dentro, la lasci sbocciare e vedrà
che la sua vita si potrà trasformare. Quando ho abbassato il
telefono mi sono sentita sollevata. Pensavo veramente che non avrebbe
potuto cambiare la direzione della sua storia. Tre mesi dopo ha telefonato
la stessa signora, ma con un’altra voce, allegra. Dopo essersi
identifi cata, ha detto che aveva seguito il mio consiglio, che si
era ricordata di un’amica che abitava a Rio, le aveva telefonato
e oggi stavano vivendo insieme. Ha detto che frequenta l’Istituto
Benjamin Constant e mi ha ringraziata emozionata dicendo: adesso tutte
le volte che parlo al telefono con mia figlia sono parole di affetto
e di quanto ci manchiamo. Io non potrei non ringraziarla. Dopo aver
abbassato il telefono sono rimasta impressionata con la forza di quella
donna e mi sono domandata: sarà che io avrei la forza di fare
la stessa cosa?