Andrea Inglese
Non accade. E intanto passano
le minuscole cose, e ad esse
ti attieni, spiando gradazioni
infi me di colore, infami, vuote.
Non giunge. L’equilibrio è buono,
aprendo la bocca l’aria vi entra,
respiri, guardi lontano, fermo
sulle due gambe, e le muovi.
Non avviene. Intanto vanno
di ora in ora, con un delicato
meccanismo di strazio i giorni:
siede e ti alzi, cambi di tasca
le chiavi, perché non scavino
dentro la tela, passi la spugna
sul tavolo, rivolti una maglia,
guardi ad uno ad uno i gradini
o in alto la fl essione dei rami
con l’ultima luce e sembra
il raggio fare di ogni fi ne
una cosa solenne. Non era questo.
Ma quelle storie monche,
strane, fi ltrate in inverno
attraverso muri e pareti,
hanno a lungo preparato
un sogno: verrà l’unica viva
sorte a devastare di nuovo,
verrà guastando ogni misura
di calma e conforto,
per ricomporre il piccolo vivere nostro
dentro i ferocissimi mali
del mondo. E sentiremo quel giorno
ampio come un pianeta l’attimo
e il passo, e la difficoltà
ad ogni metro di non cadere.