Insegnare L'Italiano oggi
Paola
Micheli
La lingua italiana, oggi
più che mai, è viva e sempre più richiesta in
tutto il mondo. Nellarco di circa un ventennio si è assistito
ad una sorprendente crescita di interesse che ha visto la cerchia
dei cultori della materia allargarsi a milioni di persone le quali,
per motivi di lavoro o per piacere personale, desiderano apprendere
la lingua dei settori più disparati o più semplicemente
essere in grado di stabilire una comunicazione efficace con parlanti
nativi.
Cosa significa oggi, insegnare
litaliano come lingua straniera? E cambiato negli anni
il ruolo dellinsegnante in Italia e allestero?
Se, come siamo daccordo,
la lingua è veicolo di cultura nel senso più ampio del
termine, insegnare quella lingua significa non perdere di vista i
diversi ambiti di cui essa è espressione. In passato linsegnante
che operava allestero si sentiva sempre un po penalizzato
dalla lontananza dalla madre patria. Gli strumenti didattici di cui
poteva avvalersi erano spesso obsoleti; libri didattici impostati
prevalentemente su approcci di tipo grammaticale-traduttivo, nella
migliore delle ipotesi corredati di audiocassette attraverso le quali
i volenterosi allievi apprendevano impro-babili frasi pronunciate
da voci impostate che invitavano a riprodurre una pronuncia tanto
asettica quanto irreale. E malgrado gli encomiabili sforzi dellinsegnante
a mettere in guardia i suoi alunni che in Italia regione che
vai, lingua che trovi, arrivava puntuale lo choc quando, una
volta trasformatisi quei discepoli in entusiasti turisti in territorio
italiano, scoprivano che allaeroporto di Roma la gente parlava
in modo incomprensibile e altrettanto incomprensibile era la lingua
dei viaggiatori nel treno come quella degli abitanti di quella città
distante solo qualche centinaio di chilometri dalla capitale.
Per non parlare delle
diverse abitudini alimentari, della diversa maniera di accompagnare
i gesti alle parole, del differente modo di intavolare rapporti interpersonali,
e chi più ne ha più ne metta. Al povero ex-allievo,
che tanto sudore aveva versato sulle pagine piene zeppe di esercizi
grammaticali, non restava che rifugiarsi nelle rassicuranti visite
a musei e monumenti ma sempre accom-pagnato dallangoscia di
dover comprare un biglietto per lautobus o chiedere il conto
al ristorante.
Lavvento della videore-gistrazione
è stato salutato dai più, a buon diritto, come una rivoluzione
nella didattica. Finalmente linsegnante poteva contare sullimmagine
in movimento che, accompagnata da un parlato che frattanto provava
a riprodurre più da vicino varietà linguistiche e culturali,
arricchiva di contenuti la lezione di lingua. I più svariati
generi audiovisivi sono stati in effetti un efficacissimo veicolo
di informazioni preziose per linsegnante, anche per accrescere
la motivazione allo studio dellitaliano. Il cinema, entrato
in classe come supporto didattico, è stato senza dubbio uno
strumento che ha favorito linteresse per la lingua e la cultura
italiana. E proprio al cinema si deve riconoscere il merito di avere
favorito nello spettatore-allievo quel processo di consapevolezza
che era mancato in passato rispetto alla varietà dei comportamenti
linguistici e culturali dei concittadini di Dante. Nellultimo
decennio questo percorso ha subìto una forte accelerazione
con la progressiva affermazione della TV satellitare e, di recente,
della rete Web.
Solo pochi anni fa linsegnante
di italiano allestero aveva difficoltà a reperire giornali
italiani, il cui acquisto risultava peraltro piuttosto dispendioso;
oggi è possibile accedere a tutta la stampa italiana con un
semplice clic. Non solo. Internet consente di integrare
la didattica con una miriade di informazioni sui più svariati
ambiti ricavando materiali autentici per ogni fascia detà:
dai bambini, agli adolescenti, agli adulti pronti per essere didattizzati
o, in certi casi, già pronti per lo sfruttamento didattico
se si accede a siti che propongono veri e propri corsi di lingua italiana.
Con levolversi della
tecnologia la didattica dellitaliano, anche a migliaia di chilometri
di distanza dallItalia, si fa più completa, più
aderente alla realtà oltre che naturalmente più piacevole
e interessante. Ma tutto ciò comporta che linsegnante
sia disposto a rimettersi in causa, ad aggiornarsi sulle opportunità
che i nuovi strumenti di comunicazione gli forniscono. E soprattutto
rafforzare la convinzione che il suo ruolo, oggi più di ieri,
consiste nellessere regista del processo didattico. Linsegnante,
che già da tempo con lavvento degli approcci di tipo
comunicativo avrebbe dovuto perdere la centralità nel processo
di insegnamento-apprendimento, assume più che mai la funzione
di mediatore tra la lingua da insegnare e i suoi allievi che di quella
lingua devono acquisire gli usi e la relativa portata culturale.
E pertanto indispensabile
che linsegnante stabilisca un contatto continuativo con la realtà
italiana. E se in passato ciò era possibile solo a costo di
dispendiosi e non sempre facili viaggi in Italia, oggi la tecnologia
consente di non perdere di vista i continui cambiamenti che si verificano
in ambito linguistico e culturale.
Dunque il caro, vecchio
libro è da buttare? Certamente no. Ma oggi sarebbe impensabile
una didattica fondata solo sul libro-vangelo nel quale
è depositato tutto il sapere che solo linsegnante-profeta
e unico depositario della conoscenza ha la capacità di trasmettere
in modo univoco agli allievi-discepoli. La lingua è
viva e tale rimane solo se concepita come veicolo di cultura di un
paese che, come lItalia, si sta progressivamente allontanando
da quegli stereotipi che per troppo tempo lhanno resa famosa,
nel bene e nel male, in tutto il mondo. La parola dordine è
dunque tradizione nellinnovazione. Il che non significa
cancellare dalla memoria mandolini, spaghetti, mare, sole e amore
ma saperli coniugare con una visione più ampia proiettata verso
dimensioni più attuali e, prima di tutto, più aderenti
alla realtà italiana di oggi.
Paola
Micheli è docente di lingua italiana presso lUniversità
per Stranieri di Siena
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