La letteratura italiana
tradotta in Brasile e la brasiliana tradotta in Italia
Andréia Guerini
e Carolina Pizzolo Torquato
Tra le 1.930 traduzioni
dall’italiano al portoghese realizzate nel periodo che va dal
1979 al 2005, sempre secondo i dati dell’UNESCO, ben 487 sono
traduzioni di opere letterarie, ossia il 25% del totale. Ma quale
letteratura italiana viene tradotta in Brasile? Tra i più tradotti
ci sono: Dante Alighieri, Umberto Eco ed Italo Calvino e, anche se
in minor proporzione, ci sono autori come Boccaccio, Lampedusa, Leopardi,
Manzoni, Collodi, Pirandello, Moravia,
Buzzati, Pasolini, Guareschi, Svevo e Verga.
Il numero di opere
letterarie tradotte dall’italiano al portoghese è ancor
oggi molto basso, e questo fatto sicuramente rinforza la tesi di Otto
Maria Carpeaux, secondo la quale “si conosce poco, all’estero,
la letteratura italiana. Ed è un peccato, trattandosi di una
delle maggiori e più magnifi che letterature” (Carpeaux,
1999: 219).
È noto che
la letteratura di un paese sarà più o meno conosciuta
a seconda di quanto essa venga tradotta. In Brasile, negli ultimi
anni pare che alcune case editrici come, ad esempio, la Companhia
das Letras, la Rocco, la Record, la Cosac e Naif si stiano muovendo
verso questa direzione. Tra queste case editrici merita un riferimento
speciale laBerlendis & Vertecchia, che attraverso la Collana Letteratura
Italiana, è l’unica casa editrice brasiliana a mantenere
una collana dedicata esclusivamente alla narrativa degli autori italiani.
In questa collana, che esiste dal 2001, sono presenti “classici”
moderni, autori che vanno dalla fine dell’Ottocento ai giorni
nostri, ed inoltre gli stessi editori hanno adottato il criterio,
poco usuale in Brasile, di classifi care gli autori a seconda delle
loro origini regionali. Fino ad oggi sono stati pubblicati 27 libri
di autori: siciliani (Verga, Pirandello, Brancati, Sciascia, Elio
Vittorini), piemontesi (Natalia Ginzburg, Beppe Fenoglio, Carlo Levi),
friulani (Svevo), veneti (Guido Piovene) e lombardi (Fernanda Pivano,
Andrea de Carlo).
In confronto al numero
di traduzioni di opere letterarie francesi e tedesche, quello che
si traduce dall’italiano al portoghese è ancoro molto
poco. Crediamo che soltanto attraverso l’incremento del numero
di traduzioni dall’italiano, oppure attraverso la creazione
di un progetto come quello eseguito dai romantici tedeschi nell’Ottocento,
si potrà ampliare e consolidare il sapere di una cultura così
ricca come quella italiana, una cultura che sicuramente va oltre le
immagini che comunemente il po-polo brasiliano ha dell’Italia,
e cioè del paese della Ferrari, della mafi a e della pizza.
Il Brasile, a differenza
di quanto si pensi, non solamente importa modelli stranieri, ma esporta
anche alcuni generi. È il caso della letteratura di best-seller,
legata all’industria culturale (ad esempio le opere di Paulo
Coelho), ed è inoltre il caso della letteratura per l’infanzia.
Così, in certi settori, potremmo persino dire che il Brasile
svolge un ruolo di centro, e non di periferia.
Infatti, per quel che
riguarda l’Italia, si potrebbe dire che il livello di conoscenza
del Brasile negli ultimi anni ha assunto delle connotazioni più
sistematiche e sofi sticate, senza più limitarsi alle sole
immagini delle favelas, o dei meninos de rua, del calcio o del carnevale
e delle mulatas; l’immaginario italiano include ormai anche
le rappresentazioni create dalla letteratura brasiliana tradotta in
Italia. La brasilianista Luciana Stegagno Picchio, nella sua ormai
nota Storia della letteratura brasiliana, sostiene che il contesto
storico, politico e sociale del Brasile è cambiato, così
come quello letterario, per cui l’immagine del Brasile concepita
dall’Italia ha subito delle trasformazioni nel corso degli ultimi
decenni. La letteratura brasiliana tradotta in Italia ha assunto un
ruolo determinante in questa situazione, è il
caso, ad esempio, delle opere dell’ormai noto Jorge Amado, e
ovviamente del fenomeno Paulo Coelho, ma è anche il caso della
scrittrice Clarice Lispector, che a partire dagli anni Settanta viene
conosciuta grazie al movimento fem-
minista. Il vero comunque è che nonostante tutto una percentuale
considerevole dei libri brasiliani tradotti in Italia rappresenta
ancora quell’aspetto più esotico e meno verace del Brasile,
e tramite la traduzione di altre opere classice e contemporanee, si
potrebbero disfare certimiti e certi luoghi comuni che molti italiani
serbano ancora del Brasile e dei brasiliani.
La letteratura brasiliana
comincia quindi a conquistare uno spazio più grande
nel mercato editoriale italiano: nuove traduzioni e nuove antologie
ne sono una prova. Benché siano ancora poche le opere letterarie
brasiliane tradotte in italiano, negli ultimi tempi si intravedono
alcuni cambiamenti in questo panorama. Infatti, da qualche anno a
questa parte si trovano nuovi titoli tradotti non solo per quel che
riguarda i cosiddetti classici, ma anche le opere contemporanee.
Sono comunque tre
i punti fondamentali per creare un rapporto più stretto tra
gli italiani e la letteratura brasiliana. Innanzitutto bisognerebbe
tradurre altre opere di quegli scrittori che sono già stati
tradotti in italiano, ma di cui si possono trovare soltanto uno o
due titoli in Italia (è il caso del poeta Manuel Bandeira,
ma anche della scrittrice Lygia Fagundes Telles, tanto per citarne
alcuni esempi). Poi ci vorrebbero delle traduzioni di almeno alcune
opere di que-gli scrittori (classici e contemporanei) che non sono
ancora stati tradotti in Italia. E infi ne, bisognerebbe ritradurre
alcune opere. Questo sarebbe il caso di certi autori considerati classici
dal sistema culturale brasiliano e che sono già stati tradotti
in italiano, come Machado de Assis, Euclides da Cunha, i fratelli
Mário e Oswald de Andrade, Graciliano Ramos e Guimarães
Rosa. Il problema è che molte di queste traduzioni sono ormai
“invecchiate”, nel senso che risalgono all’inizio
del Ventesimo secolo, il che vuol dire che per “rinvigorire”
la loro letteratura, bisognerebbe ritradurre le loro opere.
Un’altra alternativa
sarebbe quella di pubblicare in Italia antologie di racconti, o di
poesie di autori brasiliani: l’utilità dell’antologia
consiste proprio nel fatto di contenere, in un solo volume, testi
di diversi scrittori e poeti. Questo sarebbe un bel modo di cominciare
a diffondere la nostra letteratura tra gli italiani. Un’antologia
del genere è stata pubblicata recentemente da Tullio Pironti
Editore, es’intitola Scrittori brasiliani: testi e traduzioni
a cura di
Giovanni Ricciardi.
In effetti, la traduzione
letteraria può rappresentare una possibilità concreta
di stringere i legami tra l’Italia e il Brasile. Un progetto
massiccio di traduzioni permetterebe a entrambi i paesi di trarne
dei vantaggi: il Brasile da una parte potrebbe conoscere più
a fondo la letteratura italiana, e l’Italia, dall’altra,
oltre a diffondere la sua tradizione letteraria la può arricchire
tramite la conoscenza di altri autori brasiliani. Inoltre, la traduzione
ha sempre un’infl uenza considerevo-le sulla lingua, e quindi
sia il portoghese che l’italiano ne possono trarre benefici
da questo interscambio.
Un progetto del genere
non può che consolidare il rapporto culturale tra il Brasile
e l’Italia, un rapporto segnato da un legame storico e, si può
anche dire, affettivo. La traduzione può garantire la sopravvivenza
di questo importante rapporto, oltre a renderlo sempre più
forte e dinamico con la reciproca infl uenza linguistica, letteraria
e culturale.