Libro stampato: cinque secoli di storia

Gianni Reina

La storia del libro stampato ha inizio nel XV secolo con l’invenzione dei caratteri mobili e le prime esperienze di stampa ad opera di Gutenberg.
Il tedesco Johann Gensfleisch, conosciuto come Gutenberg perché la famiglia proveniva dal paese omonimo, ebbe il merito di intuire per primo la possibilità di pubblicare un numero illimitato di copie della stessa opera usando l’alfabeto mobile e per questo fu tradizionalmente ritenuto l’inventore del libro nella sua forma moderna.
Tra il 1430 e il 1450 a Magonza, con enormi difficoltà tecniche ed economiche, portò avanti i suoi esperimenti e solo nel 1456 consegnò alla storia la stampa della Bibbia (detta delle 42 righe) considerata il primo libro stampato con caratteri mobili uscito da un torchio.
Di questa versione conosciuta anche come Mazarina (dal nome della biblioteca parigina dove nel Seicento ne fu rintracciato un esemplare) si conoscono 47 copie, di cui 12 su pergamena, del tutto prive di indicazioni dello stampatore, luogo e data della stampa.
La stampa non avrebbe avuto uno sviluppo così rapido se nello stesso periodo non fosse iniziata la produzione della carta in modo continuativo: il costo della carta decisamente inferiore a quello della pergamena abbassa notevolmente i costi di produzione del libro; inoltre il progresso delle tecniche di fusione dei metalli aiuta notevolmente l’editoria.
Alla stampa realizzata con matrici xilografiche si affianca la fusione di caratteri alfabetici sempre più precisi realizzati in metallo; si diffonde l’inserimento nei libri di opere d’arte incise su lastre metalliche con la tecnica dell’acquaforte (Albert Durer) ed anche il torchio si potenzia sostituendo alcune parti in legno soggette ad usura con parti metalliche.
Per tutta una serie di circostanze nel 1465 arrivano in Italia i caratteri mobili importati da due stampatori di Magonza; con i loro strumenti fanno tappa al cenobio benedettino di S.Scolastica a Subiaco, dove allestiscono una tipografia, stampando poco dopo in 300 copie una versione della grammatica latina del Donato.
Questo libro, uscito nel 1464 con il titolo “Donatus pro puerulis”, è considerato il primo libro stampato in Italia.
L’arte della stampa si espande con grande rapidità in Italia presso le università e le comunità religiose; quest’ultime usano la stampa come mezzo di diffusione e catechizzazione del cattolicesimo supportando i testi con stampe ad acquaforte di effigi religiose.
In Italia alcune città diventano centri importanti per la stampa; ricordiamo: Milano, Venezia, Padova, Verona, Brescia, Bologna, Firenze, Roma, Montecassino e Soncino.
In pochi decenni l’Italia conquista un’indiscussa superiorità nel campo tipografico: la celebrata tecnica tedesca si sposa con la cultura classica e artistica italiana.
Artisti come Luca Pacioli, Feliciano, Leon Battista Alberti, Moyllus, si dedicano all’invenzione di nuovi alfabeti di netta derivazione classica studiando il lapidario romano o studiando una ridefinizione disegnata degli alfabeti degli antichi manoscritti (codici e antifonari).
Nascono così nuovi caratteri più leggibili ed eleganti che sostituiscono gli aspri caratteri gotici difficili da leggere.
Nel 1469 a Venezia, Giovanni da Spira pubblica le “Epistolae ad familiares” di Cicerone e sempre nello stesso anno “La storia naturale” di Plinio il Vecchio.
Vindelino da Spira succeduto al fratello Giovanni nella tipografia veneziana tra il 1470 e il 1477 pubblica diciassette opere che comprendono i classici della letteratura latina come: Virgilio, Sallustio, Marziale, Quinto Curzio ed alcune opere di poeti italiani: il Canzoniere del Petrarca e la Divina Commedia di Dante Alighieri con il commento di Bernardo da Imola.
I libri usciti dalla tipografia veneziana dei fratelli Giovanni e Vindelino da Spira sono stampati con un bellissimo carattere rotondo classico ricavato da antichi manoscritti.
La veste dei libri di questo periodo non si distacca molto dalla convenzione dei codici pur essendo decisamente più economica; il formato è quasi sempre l’in folio (50x70 cm), manca in genere il frontespizio, riportano però l’insegna dello stampatore e infine il colophon riporta il nome dell’autore, dello stampatore, il luogo e l’anno di stampa.
La legatura dei primi libri a stampa è più austera che sobria ma non tarda a divenire un importante elemento decorativo segno di distinzione dell’editore o del proprietario del libro stesso che personalizzava così la propria biblioteca.
La grande fama acquisita dall’arte tipografica veneziana nel XV° secolo è dovuta alla presenza in Venezia di Aldo Manuzio, uomo di grande cultura umanistica, conoscitore della lingua greca e latina e appassionato studioso delle opere dei filosofi greci.
Stabilitosi a Venezia nel 1489, vi fondò un’officina impressoria con il proposito di divulgare la cultura umanistica e diventato stampatore editore si circondò di personaggi dotti (Bembo) e si dedicò alla cura dei testi classici preoccupandosi anche della correttezza delle versioni e dell’eleganza dei caratteri in particolare progettando e ridisegnando le lettere dell’alfabeto greco.
Si ritiene che Ero e Leandro, del poeta greco Museo, sia il primo libro stampato da Aldo in Venezia.
Nello stesso anno si dedicò alla pubblicazione di maggior impegno, come l’Aristotele in 5 volumi che fu terminato nel 1498.
Manuzio stampò anche molte opere latine e italiane. Tra queste ricordiamo l’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, stampato in volgare nel 1499 e ritenuto a buon diritto il più bel libro illustrato del Rinascimento italiano.
Il misterioso autore di quest’opera, prima di entrare in convento fu definito un antiquario (studioso di testi antichi) ed esercitò un’influenza decisiva sulla composizione, sulla stampa e sulle illustrazioni del libro.
Lo studio compositivo delle maiuscole in lapidario romano usate nel Poliphili verrà ripreso da Luca Pacioli nella sua Divina Proporzione, stampata sempre a Venezia nel 1509.
Nei primi anni del 1500 si moltiplicarono le tipografie e Venezia divenne la seconda città italiana per importanza nell’arte della stampa.
Tra i più importanti stampatori del periodo ricordiamo: Nicolò Zoppino, Vincenzo Vavgris, Erardo Ratdolt, Bernardo Pittore, Giovanni di Monsignore,Giovanni Filippo Foresti, Giovanni Battista e Marco Sessa, Francesco Marcolini.
Dalle officine impressorie citate sono stati stampati alcuni dei libri più importanti della nostra cultura: la Biblia Latina, il Leggendario de Sancti di Ioh. De Voragine, il Canzoniere del Petrarca, la Divina Commedia di Dante Alighieri, il Decamerone di Giovanni Boccaccio, l’Opusculum Sphericum di J.de Sacro Busto, i Dieci libri dell’Architettura di Leon Battista Alberti, il Trattato di Agricoltura di Piero De Crescenzi, De re militari di Roberto Valturio, l’Isolario di Benedetto Bordone, I Quattro Libri dell’Architettura di Andrea Palladio, il Primo-Quinto Libro d’Architettura di Sebastiano Serlio.

 


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