Il cinema
italiano e la letteratura
Gian Piero Brunetta
Il
cinema italiano non ha ancora mosso i primi passi e già il
suo destino appare legato in maniera indissolubile alla letteratura,
a cui fa subito ricorso per alimentarsi e a cui attingerà in
modo ininterrotto nei decenni successivi per svilupparsi e realizzare
uno degli aspetti più importanti della propria identità.
In effetti in misura più o meno evidente dei geni letterari
sono riscontrabili quasi nel DNA del cinema italiano e nei suoi sviluppi
nel corso dei decenni. Il fenomeno è così massiccio
e presenta un andamento talmente costante da aver richiamato, soprattutto
negli ultimi decenni, schiere di studiosi di tutto il mondo che hanno
proceduto a vari tipi di esplorazioni e vivisezioni con strumenti
narratologici, semiotici, stilistici, linguistici, di letterature
comparate e di teorie della traduzione.
Quello che si è sempre studiato e messo in evidenza è
il debito del cinema nei confronti della letteratura, del mito, dei
giacimenti e dei filoni aurei dei classici e della letteratura popolare,
lungo tutto il secolo, cercando di esplorare i micro e macrofenomeni
nei territori della traduzione intersemiotica, della trascrizione
visiva, del travaso, delladattamento, della riscrittura, della
metamorfosi.
Questi aspetti sono certamente importanti perché alcuni autori,
da Luchino Visconti a Pisolini, dai fratelli Taviani a Rosi si sono
alimentati nel corso di tutta la loro attività registica nei
giacimenti letterari, però è opportuno oggi allargare
ulteriormente lo sguardo e tenere anche conto di come il cinema abbia
a sua volta pesato sulla letteratura, abbia avuto una funzione egualmente
importante di modificatore delle sue strutture di superficie e profonde,
della creatività e delle modalità di scrittura, ma anche
abbia prodotto una serie di altri mutamenti sul modo di essere e sullidentità
del letterato, sul lessico, su come ha pensato e concepito in termini
visivi le storie prima di trascriverle sulla pagina.
Il cinema italiano è un cinema di parola: e fin dallinizio
registi, produttori e sceneggiatori, concepiscono anche lo schermo
come una pagina entro cui la parola scritta possa avere piena cittadinanza
e in qualche modo dirigere la forma del racconto.
È un cinema, quello italiano, in cui avvengono fenomeni che
non si riscontrano in nessunaltra cinematografia, dalla conversione
massiccia dei letterati al nuovo mezzo, alla fiducia di poter educare
tramite lo schermo alla lettura e conoscenza dei classici e delle
grandi figure storiche, dallassunzione da parte dei letterati
stessi di svariati ruoli allinterno della macchina creativa,
al dichiarato riconoscimento del debito della propria scrittura e
poetica nei confronti del cinema, allinfluenza del cinema sulla
lingua,alla massiccia presenza di neologismi legati al nuovo mezzo,
alla conservazione di una memoria forte dellesperienza cinematografica,
allibridazione di cinema e letteratura nelle poetiche e nellopera
di alcuni registi
Gian Piero Brunetta
(cesena-1942). Insegna dal 1970 Storia e critica del cinema allUniversità
di Padova. Tra i suoi lavori Forma e parola nel cinema, 1970; Nascita
del racconto cinematografico, 1974; Cinema italiano tra le due guerre,
1975; Cinema e letteratura, 1976; La storia del cinema italiano, 1979-82,
ripubblicata in una seconda edizione nel 1993 in quattro volumi, Buio
in sala, 1989, Centanni di cinema italiano, 1991, Spari nel
buio 1994; Il viaggio dellicononauta; Identikit del cinema
italiano oggi 2000; Avventure nei mari del cinema- 2001; Il
colore dei sogni 2002; Guida alla storia del cinema italiano.
Per Einaudi ha curato La Storia del Cinema Mondiale in 5 volumi e
sette tomi.