Casa d'Italia
Antos Venturi
Ledificio in
Avenida Presidente Antonio Carlos numero 40 a
Rio de Janeiro, fu costruito negli anni 30. In esso é
la sede del Consolato Generale dItalia, lIstituto Italiano
di Cultura, inoltre
vi trovano spazio diverse Associazioni legate al fenomeno dellemigrazione
che ha caratterizzato per molti anni la nostra Nazione.
La
sua storia é strettamente legata alla storia degli italiani
in Brasile, essendo Rio de Janeiro Capitale Federale fino al 1964,
ma anche alla storia urbanistica della cittá, infatti in occasione
della Fiera Internazionale che si inauguró nel 1923, con il
terreno ed i detriti risultanti dallabbattimento del Morro do
Castelo (attuale Avenida Primeiro de Março), fu realizzato
uno dei primi importanti atterri della cittá, guadagnando terreno
costruibile e pianeggiante, dove potessero trovare posto i padiglioni
espositivi delle Nazioni partecipanti.
Il terreno cosí ottenuto, davanti alla chiesa di Santa Lucia,
é lattuale Avenida Presidente Wilson (documentazione
PROARQ/FAU/UFRJ, 1999), sulla quale si affaccia ancora il padiglione
francese, oggi sede della Academia de Letras, riproduzione delledificio
chiamato Petit Trianon, fatto costruire da Maria Antonietta Regina
di Francia ai margini dei giardini di Versailles. Il padiglione degli
Stati Uniti si trovava nel luogo ove attualmente é il Consolato
Generale degli USA, avendo questi acquisito il terreno, demolito lantico
padiglione e costruito ledificio attuale.
Il padiglione italiano costruito in stile floreale di vetro e acciaio,
dotato di molte decorazioni e opere dellartigianato nazionale,
si trovava difronte a quello francese e alla fine dellesposizione
venne donato al Governo brasiliano, cosí come quello francese.
In questo scambio di cortesie internazionali, avendo il Brasile acquisito
terreni edificabili, cedette a Francia e Italia un grande lotto sul
nuovo atterro che si stava realizzando nellattuale Avenida Presidente
Antonio Carlos, sul quale furono costruite rispettivamente la Maison
de France e la Casa dItalia dove si trovano ancora oggi.
Negli anni tra il 1923 ed il 1940, lItalia era quello che oggi
definiremmo un Paese emergente in forte crescita tecnologica e industriale,
per questo nel Brasile del Presidente Getulio Vargas, dopo la rivoluzione
del 1930 che lo portó al potere, fu considerata come esempio
di modello di sviluppo, comportando la intensificazione dei rapporti
e degli scambi tra i due Paesi, tanto che nel 1935 fu chiamato a Rio
de Janeiro lArchitetto italiano Marcello Piacentini (progettista
della nuova Universitá di Roma) per progettare la prima Cittá
Universitaria brasiliana nella Quinta da Boa Vista.
Cosí come lindustria e la tecnologia aeronautica, in
quellepoca anche la nostra architettura era molto avanzata,
sia per luso ormai divenuto comune del cemento armato, sia per
lo stile razionale privo di decorazioni superflue, che cercava di
conciliare la tradizione spaziale mediterranea di origine romana alle
tecniche costruttive piú avanzate. Dovendo costruire un edificio
che rappresentasse la nuova immagine dellItalia nel mondo (in
sostituzione della Sede della Societá Italiana di Beneficenza
in Piazza della Repubblica), fu scelto lo stile piú innovativo
e non si puó escludere che lo stesso Piacentini abbia dato
indicazioni o comunque pilotato le scelte, come era sua abitudine,
dato che la progettazione, affidata allIngegner Antonio Iannuzzi,
risale alla metá degli anni 30 e coincide con la presenza di
Piacentini in Brasile.
La estrema sobrietá dellesterno, in linea con la tendenza
stilistica espressa dagli architetti: Pagano, Levi Montalcini, Terragni
e lo stesso Piacentini, per citarne solo alcuni; pare contrastare
con la ricchezza degli interni, in particolate lAtrio d
ingresso e la Sala Italia, dove la profusione di marmi di Carrara
chiari e marmi brecciati di Verona rossi, componendo colonne doriche
stilizzate e pavimenti a tappeto, impreziosiscono gli ambienti e ne
sottolineano le dimensioni, proponendo una lettura dello spazio di
tradizione classica in chiave moderna e di proporzioni umane, senza
eccessi decorativi né enfatizzazioni dimensionali.
Ancora oggi é un edificio che potrebbe insegnare qualcosa se
osservato attentamente e ancor di piú se fosse degnamente conservato
nelle parti strutturali, della copertura, dellimpiantistica
e ripulito da quegli interventi improvvisati e casuali
che, attuati in tempi diversi e con differenti finalitá, hanno
completamente stravolto la concezione originale degli spazi interni,
specialmente del quarto e del quinto piano, per non parlare della
soluzione western adottata per il superamento delle barriere
architettoniche nellAtrio dingresso, che non fa certo
onore allItalian Style per il quale il Nostro Paese é
famoso nel mondo.
La Casa dItalia é tuttavia un palazzo importante, in
una zona privilegiata della cittá, con una vista invidiabile
ed una storia importante da raccontare, specialmente se si considera
che negli anni della sua costruzione, un gruppo di giovani architetti
carioca, tra cui Lucio Costa e Oscar Niemeyer, seppur contrari allintervento
dellArchitetto italiano Marcello Piacentini, stavano gettando
le basi della Nuova Architettura brasiliana.
Il primo celebrato edificio modernista di Rio, il MEC (Ministerio
da Educaçào e Cultura) progettato seguendo le indicazioni
di Le Corbusier, fu inaugurato nel 1944, prima di allora, forse, la
Casa dItalia era ledificio piú moderno della cittá.