I frutti stanno arrivando
Teólogo Faustino
Teixeira
(1) Qual è il posto del
Cattolicesimo
di oggi nel mondo e in Brasile?
Per parlare del posto del cattolicesimo nel mondo, ho come riferimento
i dati dell’Enciclopedia Britannica (libro dell’anno –
2003).1 In base a questi dati, il cristianesimo costituisce, in questo
momento, il blocco religioso più numeroso, che attrae circa
due miliardi di adepti, ossia il 32,9% degli abitanti del globo. I
cattolici congregano il maggior numero di adepti del blocco cristiano,
con circa un miliardo e cinquantasette milioni di fedeli, la cui maggior
concentrazione si ha in America Latina (il 44%). In seguito,
vengono i pentecostali e i protestanti, che attraggono rispettivamente
cinquecentoventiquattro milioni e trecentottantasei milioni di fedeli.
Ciò che si verifica nell’ambito cattolico è un
lieve declino di crescita negli ultimi decenni, data l’impressionante
affermazione dell’islamismo a livello mondiale, che oggi passa
la cifra di un miliardo e duecentotrenta milioni di fedeli, e l’affermazione
del fenomeno pentecostale. Oggi i pentecostali rappresentano il secondo
blocco cristiano più numeroso, che interessa circa cinquecentoventiquattro
milioni di adepti, che passano i cattolici in Africa e in Asia e occupano
il secondo posto negli Stati Uniti e in America Latina. In quest’ultimo
continente attraggono circa il 27,2% dei fedeli. Secondo Peter Berger2,l’irradiazione
islamica e pentecostale rappresenta uno degli
elementi distintivi più dinamici del mondo attuale. La crescita
islamica si ha soprattutto in paesi già musulmani o tra gli
immigranti musulmani (come in Europa). La crescita pentecostale, invece,
cresce in tutto il mondo. Negli ultimi trent’anni, il cattolicesimo
sta prendendo una fisionomia chiaramente segnata da una dinamica di
restaurazione d’equilibrio, che sposta l’asse di apertura
realizzata nel post concilio, verso un processo di affermazione di
identità più esplicita, con enfasi nell’annuncio
evangelizzatore.
In Brasile, i dati dell’ultimo Censimento Demografico (IBGE),
realizzato nel 2000, hanno rivelato tre dati importanti. Il primo
è una diminuzione di percentuale dei cattolici, che oggi sommano
circa centoventicinque milioni di fedeli. Nel 1991, i cattolici rappresentavano
l’83,3% della dichiarazione generale di credenza; nel 2000 si
ha una diminuzione e si va al 73,8%. Come indica Pierre Sanchis, studioso
di questo problema, la chiesa cattolico-romana viene “perdendo
il suo carattere di definitrice egemonica di verità e d’identità
istituzionale nel campo religioso brasiliano”. Il secondo è
che il Censimento ha rivelato un aumento della percentuale degli evangelici,
che oggi sommano in Brasile circa il 15,5% della popolazione che si
dichiara religiosa. Bisogna registrare, però, che all’interno
di questo blocco evangelico i pentecostali, da soli, concentrano il
10,5% della crescita indicata. I pentecostali costituiscono un gruppo
religioso di crescita impressionante nel paese: ogni decennio, raddoppiano
o più. Al terzo posto, l’aumento di coloro che si dichiarano
“senza religione”, che concentrano circa il 7,3 delle
dichiarazioni sulle scelte religiose (circa dodici milioni e mezzo
di persone).
In quest’ultimo nucleo ci sono coloro che aderiscono a forme
non istituzionali di spiritualità, un’esperienza che
si rivela molto forte tra i più giovani.
Le altre religioni in Brasile, tra cui lo spiritismo, le afro-brasiliane
e le altre tradizioni come il giudaismo, il buddismo, l’induismo,
l’islamismo ecc. non sommano più del 3,0% dei brasiliani
dichiaranti. Ossia, la diversità religiosa è ancora
ridotta in Brasile, che presenta ancora un profilo di predominanza
cristiana.
(2) Secondo Philip Jenkins – nel libro La prossima cristianità
– nel 2050 la Chiesa Cattolica avrà il maggior numero
di fedeli con il suo aumento in Africa e in Asia.Ma all’interno
di una linea conservatrice…
Non credo molto a questa ipotesi. Gli studiosi tendono a
mostrare che i due elementi più dinamici della vita religiosa
mondiale sono in relazione alla crescita islamica e pentecostale.
È difficile immaginare che il cattolicesimo riuscirà
a passare l’islamismo nei prossimi decenni. È giusto
dire che è in atto una crescita del cattolicesimo in Africa
e in Asia, ma a livello mondiale ciò che si verifica è,
nel migliore dei casi, una stasi o proprio un declino. Non ci sono
dubbi che l’affermazione cattolica oggi avvenga in una prospettiva
più conservatrice. Il pontificato di Giovanni Paolo II è
stato segnato da una tendenza restauratrice ben definita, nei vari
ambiti di azione pastorale.
E la tendenza nel nuovo pontificato di Benedetto XVI è di chiara
continuità con il progetto anteriore. La dinamica di apertura
ecclesiastica al mondo e alle religioni, che hanno segnato la vita
del post-concilio, trova oggi una forte resistenza nel nuovo equilibrio
ecclesiale, sottolineato dall’affermazione d’identità
rigida e escludente. Ciò che si distacca nel campo cattolico,
di tendenza nitidamente conservatrice, sono i movimenti di rinnovazione
carismatica, che si trovano ben inquadrati nella politica restauratrice
in corso.
(3) Con l’aumento delle chiese pentecostali in Brasile,
come lei percepisce il cambiamento sociologico per cui stiamo passando?
In effetti, in America Latina viviamo un’impressionante esplosione
pentecostale, che somma oggi in Brasile circa il 10,5% dei brasiliani.
I pentecostali costituiscono il gruppo religioso che comincia a favorire
la diversificazione del campo religioso brasiliano, che primaera segnato
dalla grande egemonia cattolico-romana. Ma la sua forma di presenza
in Brasile,
in tensione con i tradizionali meccanismi di fagocitosi del cattolicesimo,
introduce la novità di un “forte regime di intensità
religiosa”, dove la dinamica di esclusività è
molto forte. L’identità pentecostale è un’identità
che demarca bene i campi e si definisce attraverso un’adesione
esclusiva. Ma come può succedere soltanto nel Brasile del sincretismo
religioso,
si possono già osservare cambiamenti nel mondo pentecostale,
soprattutto in esperienze del neo-pentecostalismo, segnate da una
nuova definizione d’identità meno rigida o esclusiva.
Sono cambiamenti che si osservano nell’ambito dell’etica
comportamentale, nella relativa assenza di settarismo e nell’allargamento
delle risorse simboliche. Ma c’è ancora un forte predominio
esclusivista nel campo pentecostale, che purtroppo viene a contagiare
esperienze della rinnovazione carismatica cattolica, il che rende
molto difficile qualsiasi prospettiva di apertura dialogale e valorizzazione
positiva del pluralismo religioso nel nostro paese.
(4) E’ possibile un dialogo tra la Chiesa Cattolica
e le forme protestanti storiche, che sta avvenendo in molti settori.
Ma, e per ciò che riguarda le associazioni più recenti,
come quella di Dio è Amore e l’Universale del Regno di
Dio? Cosa succede in questo campo?
L’attuale congiuntura cattolico-romana è segnata
da ambiguità ben marcanti. Ci sono posizioni ben distinte nel
vertice romano per ciò che riguarda l’apertura ecumenica
e interreligiosa. Da una parte, abbiamo documenti ben aperti, come
l’enciclica di Giovanni Paolo II sull’impegno
ecumenico. (Ut unumsint – 1995). Lì si parla dell’ecumenismo
come un dato “irreversibile” nella camminata della chiesa.
Dall’altra parte, altri documenti, come la Dichiarazione Dominus
Iesus (della Congregazione per la Dottrina della Fede – 2000),
significano un esplicito scoraggiamento all’ecumenismo. Fin
dall’inizio, bloccano il cammino della comunione quando negano
la condizione di essere Chiese alle comunità protestanti; e
rafforzano
il blocco mantenendo in modo estensivo l’idea di che la chiesa
cattolico-romana è la “unica vera religione”. L’autentico
ecumenismo potrà succedere soltanto con il riconoscimento della
dignità degli interlocutori e del profondo
valore delle loro convinzioni. L’obiettivo essenziale dell’ecumenismo
è la ricerca della fraternità universale nella comune
appartenenza a Gesù Cristo. Non si può avere come obiettivo
l’annessione delle altre chiese alla chiesa cattolico-romana,
o la ricerca di una chiesa una, ma di una piena comunione che è
unità nella diversità o, come piace affermare ai protestanti,
una “diversità riconciliata”. In Brasile, si fanno
sforzi precisi alla ricerca di un vero ecumenismo, ma la congiuntura
più ampia non sempre favorisce iniziative più coraggiose
nel favorire questo campo essenziale.
La sensibilità dialogale deve anche estendersi alle chiese
pentecostali. In Brasile, abbiamo osservato fenomeni molto interessanti
di dialogo di opere, nel campo pratico, che coinvolgono cattolici,
protestanti, pentecostali, afro-brasiliani e altri fratelli e amici
nella lotta in favore della terra, abitazione e diritti umani. Si
tratta dell’esercizio di un “macro-ecumenismo” che
nasce dal basso e viavia contagia altri segmenti e settori. Ci si
rende consapevoli del fatto che “il popolo di Dio sono molti
popoli”. Ci sono anche altre belle esperienze di incontro interreligioso
nell’ambito della preghiera comune e dello scambio di esperienze
spirituali. Qui si tratta dell’ambito più profondo del
dialogo interreligioso. È un passo importante per la presa
di coscienza che le multiple espressioni del fenomeno religioso costituiscono
non un ostacolo, ma un canale essenziale per la miglior manifestazione
della plenitudine infinita del Mistero sempre maggiore.Noi, con formazione
nella teologia della libertazione, abbiamo difficoltà a parlare
con i pentecostali e i non pentecostali. Ma non si può dribblare
questa sfida fondamentale. Ho imparato molto sul libro di Waldo Cesar
e Richard Schaull, Pentecostalismo e o futuro das igrejas cristãs
(Ed. Vozes/Sinodal, 1999). Questi autori, che hanno un’importante
traiettoria relativa alla teologia della libertazione, ci fanno notare
l’importanza dello spostamento dei nostri “sistemi ben
definiti”, razionali e teologici, nel senso di favorire l’apertura
a nuovi canali di percezione dell’azione dello Spirito. Non
si può negare il valore che accompagna certe esperienze pentecostali
tra i poveri: quello di mantenere viva e accesa via contagia altri
segmenti e settori. Ci si rende consapevoli del fatto che “il
popolo di Dio sono molti popoli”. Ci sono anche altre belle
esperienze di incontro interreligioso nell’ambito della preghiera
comune e dello scambio di esperienze spirituali. Qui si tratta dell’ambito
più profondo del dialogo interreligioso. È un passo
importante per la presa di coscienza che le multiple espressioni del
fenomeno religioso costituiscono non un ostacolo, ma un canale essenziale
per la miglior manifestazione della plenitudine infinita del Mistero
sempre maggiore.
Noi, con formazione nella teologia della libertazione, abbiamo difficoltà
a parlare con i pentecostali e i non pentecostali. Ma non si può
dribblare questa sfida fondamentale. Ho imparato molto sul libro di
Waldo Cesar e Richard Schaull, Pentecostalismo e o futuro das igrejas
cristãs (Ed. Vozes/Sinodal, 1999). Questi autori, che hanno
un’importante traiettoria relativa alla teologia della libertazione,
ci fanno notare l’importanza dello spostamento dei nostri “sistemi
ben definiti”, razionali e teologici, nel senso di favorire
l’apertura a nuovi canali di percezione dell’azione dello
Spirito.
Non si può negare il valore che accompagna certe esperienze
pentecostali tra i poveri: quello di mantenere viva e accesa
la speranza in un mondo che è di sofferenza ed esclusione.
Come dice R. Schaull: “ i neopentecostali annunciano l’amore
di un Dio pieno di grazia, che desidera che loro abbiano, qui e ora,
una vita piena, così come la presenza dello Spirito Santo con
potere, per dare vita a coloro ai quali
era stata negata”. Girando lo sguardo verso l’esperienza
dei fedeli credenti (più che ai loro leader), sicuramente avremo
la speranza in un mondo che è di sofferenza ed esclusione.
Come dice R. Schaull: “ i neopentecostali annunciano l’amore
di un Dio pieno di grazia, che desidera che loro abbiano, qui e ora,
una vita piena, così come la presenza dello Spirito Santo con
potere, per dare vita a coloro ai quali era stata negata”. Girando
lo sguardo verso l’esperienza dei fedeli credenti (più
che ai loro leader), sicuramente avremo elementi molto importanti
per delineare la nostra strada dialogale. Bisogna dare inizio al processo
di ascolto e comprensione di questa realtà che ci circonda,
e soprattutto onorare l’essere altro.
(5) Il suo nome storicamente si riallaccia anche alla fondazione
dell’unico corso di Scienze della Religione di un’Università
Federale, e ad una vasta meditazione sul tema…
La mia esperienza con le scienze della religione è stata molto
fruttuosa. Per un teologo, niente di meglio che poter respirare un’aria
di libertà accademica, libero da ingiunzioni e limiti dei “mandati”
ecclesiastici. È ottimo lavorare con accademici di altre aree
e tradizioni religiose, tanto positivo come avere contatto con allievi
provenienti da orizzonti così diversificati. È un lavoro
teologico che viene premiato. Qui a Juiz de Fora (Minas Gerais), abbiamo
il primo e unico programma di Scienza della Religione in un’università
pubblica brasiliana (UFJF). Sono in pieno funzionamento i corsi di
master, ‘mestrado’ e dottorato, con una buona valutazione
della CAPES, un organo ufficiale di fomento della post-laurea brasiliana.
Il programma si è affermato in ambito nazionale e ha promosso
seminari di studio nelle aree di mistica comparata, dialogo interreligioso,
scienze sociali della religione e filosofia della religione. Abbiamo
anche una pubblicazione regolare (Numen), che raccoglie le ricerche
in andamento e accoglie gli studi realizzati in questo importante
campo di studi. Le scienze della religione si stanno affermando come
campo accademico in Brasile e i frutti stanno arrivando.
(6) Il suo nome assume un orizzonte di impegno anche nel campo
della mistica inLaterreligiosa. Come va questo campo di ricerca in
Brasile?
Abbiamo, nel nostro programma di post-laurea in Scienza della Religione
(UFJF), una linea di ricerca su religione e mistica comparata. C’è
un crescente interesse da parte degli allievi per la riflessione sulla
mistica interreligiosa. Ogni giorno aumenta il numero di tesine e
tesi sul tema. Sono lavori molto ricchi e innovatori, che aprono un
campo rinnovatore per le ricerche e provocano la sfida di un allargamento
dello sguardo. In Brasile stiamo anche realizzando seminari periodici
sul tema della mistica, che coinvolgono professionisti ed allievi
che portano avanti le loro ricerche in grandi università di
Minas, San Paolo e Rio de Janeiro. Questi seminari si stanno pubblicando,
com’è successo all’ultimo, coinvolgendo il tema
della mistica e le religioni (F.Teixeira (Org.). No limiar do mistério.
São Paulo: Paulinas, 2004). Inoltre, sono fruttuosi anche gli
scambi tra ricercatori brasiliani di quest’area, come como Marco
Lucchesi, Luis Felipe Pondé, Maria Clara Bingemer, Vitória
Péres, Luis Dreher e altri. È interessante verificare
come l’interesse nella mistica e spiritualità sia cresciuto
oggi in Brasile, e sia oggetto di convegni e incontri in altre aree
come la salute, la psicologia ecc.
Traduzione di Cristiana Cocco