Gina Galeffi, il
sorriso e la pazienza di Bahia
Mimmo Liguora
La suggestione di Bahia è
avvolgente come uno
scialle di seta. Come un dolce frutto
tropicale, ha un sapore che non si dimentica. In
tutte le sue strade, nelle piazze
grandi e piccole, nei vicoli del Pelourinho, lungo
il sentiero del Faro e del
porto c’è un vento sottile che unisce natura e
umanità. Al primo incontro,
incanta questa compenetrazione, questa sintesi
incredibile tra personalità
dei luoghi e carattere dei bahiani. Gina Galeffi ,
tornata un giorno a Bahia
dall’Italia, in questo sincretismo si era
identifi cata, portando, se
possibile, un ‘di più’ di attiva dolcezza, di
impegno inesausto ma giocato con
calma sicura sullo scacchiere dell’esistenza. Il
sorriso di Gina, la saggezza
di Gina, la fi ducia che Gina trasmetteva senza soste:
un tesoro di
amicizia e di apertura d’animo. Il destino degli
altri, dei senza
speranza, dei condannati a solitudini cosmiche,
degli innocenti senza orizzonte,
tutto questo era il ‘suo’ orizzonte. Quel suo
incedere lento e sicuro lungo le
strade di Salvador, quell’entusiasmo contenuto, ma
vivo e forte, nel voler essere
la ‘padrona di casa’ solerte e affabile per chi
incrociava con lei i propri
passi, quella nobile naturalezza nel farti sentire a
casa tua, fra tuoi
familiari, mentre insieme a lei visitavi la chiesa
del Bonfi m o provavi uno
strepitoso bobó de camarão in una trattoria della
vecchia città...
Alla fi ne, dopo aver vissuto un arco di esperienza
bahiana anche breve o
frammentario, l’immagine del Brasile fi niva con il
confondersi con l’immagine
di Gina, punto di riferimento ospitale, centro di
gravità di culture e abitudini
di Salvador, riparo sicuro per qualsiasi pioggia
improvvisa cadesse dal cielo
del Nord-est o dal cielo delle proprie intime
incertezze.
E i racconti di Gina, le immagini che uscivano dai
suoi ricordi, i fatti e
le persone disegnate dalla sua voce dolce e arguta:
un mondo di vicende,
personaggi, gente radicata o di passaggio a Bahia,
bambini restituiti alla
vita, uomini e donne impegnati in quotidiani scenari
di solidarietà.
Ora lungo la Travessa dos Barris i passi di Gina non
risuonano più sul selciato,
né guidano più gli amici alla scoperta di una Bahia
segreta, nascosta agli
sguardi superfi ciali, dolente e dignitosa, umana
come la città narrata
da Jorge Amado. Ma per chiunque abbia girato per le
vie di Salvador con Gina
al fi anco, a ogni ritorno si realizzerà un miracolo
molto particolare:
sotto le palme del lungomare, davanti alla chiesa di
San Francesco, sulla
sabbia della Spiaggia del Forte, per le strade
della Barra, Gina ci sarà,
col suo sorriso e gli occhi svegli. Era tornata un
giorno dall’Italia. Ora
per tanti e tanti amici sarà sempre il volto caro di
Bahia.