Le aristocrazie occulte
che bloccano il ricambio
Francesco Alberoni
A Roma, per secoli c'è
stato uno scontro fra patrizi e plebei. I patrizi erano i nobili,
i discendenti delle famiglie che avevano governato Roma fin dai primi
tempi, controllavano il Senato e monopolizzavano le alte cariche dello
Stato. Anche in Europa si è creata una divisione di questo
genere. I nobili, i cui avi avevano servito i re e ricevuto feudi
e benefici ereditari, hanno continuato per secoli ad avere privilegi.
In Italia, durante il Rinascimento, avevano perso potere con lo sviluppo
economico e artistico, ma in Francia c'è voluta una rivoluzione
sanguinosa per indebolirli. Però, attenti, qualsiasi rivoluzione
crea, a sua volta, immediatamente, una nuova aristocrazia. In Russia,
dopo la rivoluzione, ogni potere è finito in mano ad una classe
di burocrati onnipotenti, funzionari privilegiati che controllavano
la politica, l'economia, il pensiero, l'arte, tutto. In Iran, dopo
la rivoluzione, si è costituita una aristocrazia ecclesiastica
ereditaria che domina governo, esercito, enti economici, scuola, arte,
magistratura. Ma perfino nelle democrazie, quando una classe politica
rimane al potere decenni, crea un sistema di potere che tende a perpetuarsi
attraverso matrimoni, eredità, clientele e interessi: una aristocrazia
occulta.
Tutti i membri delle aristocrazie subiscono la stessa deformazione
mentale. In poco tempo si convincono che il potere sia un loro diritto.
Pensano di essere gli unici saggi, gli unici giusti, gli unici capaci
di governare. In campo culturale diventano dogmatici, intolleranti.
Convinti che tutto sia loro dovuto, a poco a poco diventano arroganti,
ottusi, incapaci di affrontare le avversità, le frustrazioni,
di capire il nuovo.
Tutti i governi illuminati, persino l'impero cinese, si sono perciò
preoccupati di selezionare, per le cariche più elevate, funzionari
capaci con concorsi pubblici. Ma l'aristocrazia riesce sempre a promuovere
i propri escludendo la gente nuova e diversa. L'unico sistema che
consente la mobilità sociale, l'emergere dei più adatti,
ce l'ha mostrato l'economia: il mercato e la libera concorrenza. Nella
democrazia i candidati si presentano sul mercato politico in concorrenza
per ottenere il voto degli elettori. Ma, come in economia si formano
dei monopoli, così anche nella politica e nella cultura si
formano delle aristocrazie occulte che impediscono il ricambio.
Cosa deve fare allora chi ne viene escluso? Cercare una strada diversa.
Un esempio ce l'hanno dato gli ebrei che, nel Medioevo, esclusi da
cariche, si sono dati agli affari. E lo stesso hanno fatto poi i borghesi
delle città italiane e olandesi: si sono specializzati nel
commercio, nella finanza, nell'arte, nella scienza. Così hanno
acquistato fama, si sono resi indispensabili ai detentori del potere
pigri e ignoranti e, alla fine, ne hanno preso il posto. Quanti amministratori
intelligenti sono riusciti a subentrare ai proprietari terrieri inetti?
Quanti operai, nel dopoguerra, sono diventati imprenditori? Ebbene,
anche oggi, chi trova davanti a sé un muro di clientele non
abbia paura. Cerchi una strada totalmente diversa, che gli altri non
immaginano, non conoscono o disprezzano, e vincerà.