Commento alla traduzione di ‘Quel giorno a Madrid’ e ‘I giusti’ di Raffaele Ibba

Cristiana Cocco

Una delle principali difficoltà quando si traduce è senza dubbio la sinonimia di termini nelle lingue di partenza e di arrivo, che porta a dubbi su quale termine scegliere quando si traduce un testo, tanto di prosa quanto di poesia. L’ideale è sempre fuggire dalle parole omografe o quasi: saranno quasi sicuramente falsi amici. Traducendo “Quel giorno a Madrid” e “I giusti” di Raffaele Ibba mi sono imbattuta in parole quali ‘senno’ (le cui possibili traduzioni erano discernimento, juízo, sensatez, tino, bom senso o consciência), ‘sparso’ (nel senso di ‘sparpagliato’ come espalhado e nel senso di ‘versato’ come derramado), rovente (che poteva essere tradotto in candente o ardente), tralasciati (descuidados o negligenciados), gustati (degustados o saboreados) e altri termini ed espressioni. A questo punto, essendo l’autore in vita, ho scelto il carteggio per mezzo di posta elettronica per fargli scegliere i termini secondo la sonorità quando erano sinonimi quasi perfetti. Quasi sempre la sua scelta è stata quella che avrei fatto anch’io, ma non sempre: ad esempio, nel caso di ‘senno’, Raffaele mi ha dovuto spiegare che il termine per lui aveva un uso letterario, cioè indicava discernimento, facoltà intellettiva, nel senso dell’essere consapevoli. A quel punto l’ultima scelta é stata quella che è rimasta, appunto consciência. Confesso che anche nel caso di ‘sparso’ credevo che l’autore tendesse più ad un senso di ‘versato’, derramado appunto. Invece mi ha detto che era più nel senso di espalhado... sarebbe stato troppo ovvio e avrei commesso un grave errore di interpretazione se non ci avessi parlato... Ho dovuto ricorrere a lui anche nel caso di espressioni quali quella presente nel terzo rigo della prima strofa di “Quel giorno...”. Qui la presenza del participio presente ‘brucianti’, non traducibile col participio presente di queimar, era stato in un primo momento tradotto usando una proposizione relativa, que queimam. Naturalmente questo ha dato un po’ fastidio all’autore, che mi ha chiesto se non ci sarebbe stata un’altra maniera di risolvere. Allora sono andata a cercare un sinonimo deverbale, trovato appunto in ardentes.
Questi sono solo pochi esempi di quello che, secondo me, può e deve essere il cammino intrapreso da chi traduce un testo, che rivela sempre un sentimento insito in chi l’ha scritto e che, per questo, deve essere tradotto rispettando il desiderio dell’autore. Il traduttore deve cercare di essere meno ‘autore’, ‘poeta’ e rispettare di più tutto ciò che lo scrittore ha voluto trasmettere ai suoi lettori, per mezzo di ordini frasali, sceltre linguistiche, sonorità, senza inventare e cambiare i segnali dati da chi ha scritto per primo i testi. Solo cosí si avrà una traduzione più vicina all’originale, senza illudersi di arrivare ad una perfetta equivalenza, che purtroppo, per noi traduttori e, di conseguenza, co-autori, non esiste.

Quel giorno a Madrid

Che avevi quel giorno
a Madrid?
Magari avevi una veste bianca
o rosa o celeste
o tinta forse coi colori di Spagna
brucianti infiammati
dalla bellezza di monti ed altipiani,
che serbano anche il senno
del sangue
di tori nelle arene
e di quello sparso in altre arene
da popoli schiacciati
dai nostri inumani avi
in nome della nostra inumana
proteiforme
limpieza de sangre.

Cosa avevi quel giorno a Madrid?
Probabilmente un gioco
o avevi un libro di poesie
d’amore
o proprio un giornale di cosucce e fatterelli
di quelli fatti apposta
per far migrare l’animo nostro,
appesantito dall’usura
dell’universale vendersi alla fatica,
verso il sorriso vago
di un’innocente chiacchiera.

Ma in verità
in verità davvero
che cosa avevi
quel giorno a Madrid?
Avevi
una speranza di vita
sottile e insicura
come le speranze umane,
una veloce speranza di vita
abbacinata d’improvviso
da quello stravolto frastuono
di assassini,
che non hai udito.

Cosa hai detto quel giorno a Madrid
che noi abbiamo ascoltato
sussurrato forte
più forte
dell’urlio di sirene
più forte
dello sporco fiato di bombe?
soltanto qualche parola
riscattata
da un mercato di Bagdad
da un villaggio d’Indocina
da una capanna di jungla in Amazzonia
da un grattacielo a New York
da un aereo
in volo di morte
sopra il Giappone,
qualche breve parola soltanto
’no
more
Hiroshime’.

Aquele dia em Madri

O quê você tinha aquele dia
em Madri?
Talvez você tivesse uma veste branca
ou rosa ou celeste
ou tingida talvez com as cores da Espanha
ardentes inflamadas
pela beleza de montes e planaltos,
que guardam também a consciência
do sangue
de touros nas arenas
e daquele espargido em outras arenas
por povos esmagados
pelos nossos desumanos antepassados
em nome da nossa desumana
proteiforme
limpieza de sangre.

O quê você tinha aquele dia em Madri?
Provavelmente um jogo
ou tinha um livro de poesias
de amor
ou um jornal de coisinhas e amenidades
daqueles feitos exatamente
para deixar migrar a alma nossa,
carregada pela usura
do universal vender-se ao cansaço,
em direção a um sorriso vago
de uma inocente conversa.

Mas em verdade
em verdade mesmo
o quê você tinha
aquele dia em Madri?
Você tinha
uma esperança de vida
leve e insegura
como as esperanças humanas,
uma veloz esperança de vida
deslumbrada de repente
por aquele ensandecido estrondo
de assassinos,
que você não ouviu.

O quê você disse aquele dia em Madri
que nós ouvimos
cochichado alto
mais alto
que o grito das sirenes
mais alto
que o sujo bafo de bombas?
Somente alguma palavra
resgatada
de uma feira de Bagdá
de um vilarejo da Indochina
de uma oca de floresta na Amazônia
de um arranha-céu em Nova York
de um avião
em vôo de morte
sobre o Japão,
alguma breve palavra somente
’no
more
Hiroshima’.

I giusti

(in morte di un giusto)

Saranno dimenticati
saranno abbandonati
saranno odiati
saranno sparlati
saranno isolati
e cercati
come acqua nel fuoco rovente,

saranno disimparati
saranno omessi
saranno tralasciati
saranno interrotti
e sperati
come aria nel mare più fondo,

saranno temuti
saranno detestati
saranno maledetti
saranno condannati
e gustati
come ombra nel colmo deserto,

saranno disprezzati
saranno canzonati
saranno sviliti
saranno irrisi
e onorati
come buon cibo nella fame,

saranno divisi
saranno separati
saranno allontanati
saranno esiliati
e amati come amore dell’amante
e
come querce
o alberi da frutto
i giusti
sono conosciuti
quando mancano i loro frutti
e il fresco che li circonda,
perché li abbiamo oppressi
ciechi e ribelli
ai segni del privilegio del comando
intimato a loro da dio.

Os justos

(em memória de um justo)

Serão esquecidos
serão abandonados
serão odiados
serão difamados
serão isolados
e procurados
como água no fogo ardente,

serão desaprendidos
serão omitidos
serão descuidados
serão interrompidos
e esperados
como ar no mar mais fundo,

serão temidos
serão detestados
serão amaldiçoados
serão condenados
e saboreados
como sombra no repleto deserto,

serão desprezados
serão escarnecidos
serão depreciados
serão ludibriados
e honrados
como uma boa comida na fome,

serão divididos
serão separados
serão afastados
serão exilados
e amados como amor do amante
e
como carvalhos
ou árvores frutíferas
os justos
são conhecidos
quando faltam seus frutos
e o frescor que os circunda,
porque os oprimimos
cegos e rebeldes
sob o signo do privilégio do comando
intimado-lhes por deus.

Raffaele Ibba è nato il 19-01-1950 a Cagliari, dove tuttora risiede. Insegna Storia e Filosofia nei licei, a detta di lui con passione e divertimento poiché, nonostante i tentativi politici di rendere questo lavoro ripetitivo e noioso, il professore può essere ancora libero e creativo. Dal 1998 ha accettato il fatto che la scrittura e la poesia sono il vero scopo della sua vita, ed allora si è dedicato ad essa con dedizione e passione. Da allora ha pubblicato un testo poetico sul potere e la guerra, e sulla funzione di memoria della poesia, intitolato “Il disonore dei canti”, presso le edizioni della Meridiana di Firenze (giugno 2003); diverse sue poesie sono uscite in siti Internet. Vale la pena citare “Il Natale di Solgenitzin” pubblicato quest’inverno su Bollettario (www.bollettario.it) la rivista in rete di Edoardo Sanguineti e Nadia Cavalera, alcune poesie e articoli pubblicati un paio di anni fa su Golem (www.golem.it) e altre cose, più recenti, su un sito di bibliotecari (http://biblaria-blog.splinder.it). Attualmente ha alcuni testi in giro per editori che spera pubblicare in breve. Le sue poesie possono essere lette on-line iscrivendosi all’e-group del sito www.sagarana.it

 


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