Un veneto alla prima circumnavigazione
del globo: Antonio Pigafetta
Franco
Vicenzotti
L'America
Latina dovrebbe parlare italiano, chè italiani sono i grandi
esploratori che l'hanno scoperta, attraversata ed a volte addirittura
mappata geograficamente (vedi il caso di Agostino Codazzi che a capo
della spedizione corografica di Simon Bolivar portò all'illustrazione
geografica della "Gran Colombia" - Panama, Venezuela, Colombia
e Bolivia).
Se infatti la spedizione di Cristoforo Colombo, basata sulla tradizione
cartografica delle Repubbliche Marinare di Pisa e di Venezia, in particolare
sui testi dell'ingegnere, cartografo e poligrafo Paolo Del Pozzo Toscanelli,
fiorentino, e del filosofo neo platonico Marsilio Ficino, patavino,
avvenne sotto l'egida dei Reyes Catolicos, in Spagna, dopo che i Re
navigatori di Portogallo non avevano voluto credere nel suo progetto
di "Buscar el Oriente
por el Occidente" basandosi sul concetto di sfericità
terrestre già accettato dall'alessandrino Tolomeo e dal greco
Eratostene, che nel quarto secolo dopo Cristo aveva individuato il
diametro della terra con una approssimazione incredibile, studiando
la linea d'ombra della luna sulla terra, ciò fu, in realtà,
dovuto alla mancata realizzazione dell'impegno formale del Vaticano
a finanziare la spedizione di Cristoforo Colombo.
Se il Papa avesse mantenuto l'impegno assunto e non si fosse limitato
ad una contribuzione meramente finanziaria, la spedizione sarebbe
stata di carattere tutto italiano.
È ben ironico che nel mondo ispanico ci si sia, in qualche
modo, impossessati della figura di Cristoforo Colombo che per gli
Spagnoli è conosciuto come Cristobal Colón, quasi a
negarne l'origine italiana e a sminuire il contributo degli scienziati
cartografi italiani al successo della spedizione.
La ironia aumenta quando si viene a sapere che Cristoforo Colombo
ha due tombe, una a Santo Domingo (l'antica Hispaniola) e una a Siviglia:
naturalmente Santo Domingo proclama con forza di essere il depositario
dei resti mortali del grande navigatore e lo stesso proclamano gli
storici studiosi spagnoli: Siviglia sarebbe l'unica vera sede dei
resti di Cristoforo Colombo.
Recentemente si è deciso di sottoporre i resti di Santo Domingo
e di Siviglia all'analisi del DNA, non solo per definire una volta
per tutte qual'è la tomba veritiera del grande navigatore,
ma anche per stabilirne scientificamente l'origine genetica. Siamo
ben certi che questo esame metterà in evidenza in modo inoppugnabile
le origine liguri di Colombo.
L'America Latina in particolare deve la sua identificazione e definizione
geografica alla spedizione marinara del fiorentino Amerigo Vespucci
- che si trovava in qualità di funzionario del Banco dei Medici
a Siviglia e come
tale contribuì finanziariamente alla prima spedizione - 1492
- di Colombo: il Vespucci partecipò alla spedizione nel 1499
guidata da Alonso de Ojeda, volta a riconoscere le coste delle nuove
terre scoperte da Colombo. Mentre Ojeda con metà delle navi
sotto la sua direzione si dirigeva verso il Caribe ed il Golfo del
Messico, Vespucci decideva di dirigersi a Sud, facendo sosta ad Arraial
do Cabo per rifornirsi di acqua ed entrando quindi trionfalmente nella
Bahia di Guanabara nel 1500, fondando la città di Rio de Janeiro.
Questo sei mesi prima della spedizione di Amilcare Cabral. Nella sua
spedizione Vespucci arrivò a definire le coste del continente
fin quasi alla punta estrema della Patagonia.
A questa stagione mirabolante di scoperte geografiche, scoperte che
allargavano enormemente il mondo conosciuto e col tempo avrebbero
portato la civiltà europea a diffondere i suoi valori giuridici,
etici, religiosi, artistici a quello che noi oggi definiamo come Occidente,
mancava ancora la verifica definitiva della sfericità del globo,
vale a dire la
circunnavigazione del nostro pianeta.
Questa fu l'avventura esaltante iniziata nel 1519 e terminata tre
anni dopo sotto la guida del grande navigatore portoghese Magalhães,
che riuscì a trovare un passaggio dal Pacifico all'Atlantico
scoprendo lo stretto che da lui porta il nome nella punta estrema
del continente, ma pagò con la vita l'avventura che lo inserì
d'ufficio nei libri di storia: fu ucciso infatti in una scaramuccia
con gli indigeni. Dei trecentoventiquattro partecipanti alla spedizione
di Magalhães ne tornarono, tre anni dopo, solo diciotto, tra
questi diciotto il nobile vicentino Antonio Pigafetta, che non era
partito per cercare oro e ricchezze ma per partecipare ad un evento
che, secondo lui, gli avrebbe dato la gloria e per riportarne la cronaca
fedele.
Chi passeggia per la via principale della splendida Vicenza, con i
suoi edifici di classica bellezza palladiana, si imbatterà
in un sobrio palazzo di stile rinascimentale: Palazzo Pigafetta. Nell'atrio
il busto dello storico esploratore con una testa che nella fronte
spaziosa e nel naso molto forte indica la grande determinazione ed
energia dell'esploratore veneto. Alla luce di quanto si é cercato
di chiarire in termini molto semplici si può comprendere che
forse il paradosso di un'America del Sud di lingua italiana non é
poi tanto un paradosso: se l'Italia anziché un mosaico di piccoli
Stati e Principati - vaso di coccio tra vasi di ferro - avesse raggiunto,
come Spagna, Portogallo, Francia, Inghilterra la sua piena unità
nazionale, forse le spedizioni marinare sarebbero potute essere finanziate
dall'Italia e il "dolce sì" risuonerebbe in Sud America.
Ma non é con i se e i forse che si fa la Storia.