Addomesticare Internet:
Una necessita per il docente di lingue?
Marco Mezzadri
Un contesto in
evoluzione
Abbiamo almeno una volta gridato al miracolo navigando in Internet?
Abbiamo solleticato, almeno una volta, trovando un’informazione
insperata, l’area Eureka del nostro cervello, quella dell’intuizione?
E ancora: ci siamo mai disperati di fronte al mare magnum dell’informazione
disponibile che via via ci schiacciava alimentando in noi un totale
senso di frustrazione?
La diffusione delle nuove tecnologie è ormai tale nel mondo
che almeno per il pubblico di riferimento di questo lavoro le situazioni
sopra descritte possono risultare realistiche.
Se poi ci siamo guardati attorno e abbiamo parlato con colleghi, ex-pionieri
delle nuove tecnologie, che hanno avuto esperienze più o meno
positive nell’applicazione di Internet alla classe, allora sì
che il “problema” Internet ha investito il nostro mondo
anche sul piano professionale.
Da diversi anni si fa un gran parlare di Internet e di un suo possibile
uso didattico. Nel panorama dell’italiano a stranieri esistono
già numerose risorse per la didattica della lingua e della
cultura: siti specifici o siti utilizzabili a fini didattici.
L’impiego principale che risulta evidente nei docenti di italiano
è quello che porta allo sfruttamento dei materiali reperibili,
che considera, cioè, Internet come una sorta di forziere da
cui prelevare tesori, una biblioteca che si consulta e poi, trovato
il materiale necessario, lo si fotocopia. Ad esempio usando il sito
web di un quotidiano italiano per recuperare un articolo fresco di
stampa.
Si può andare oltre, crediamo, e l’esperienza di questi
anni lo dimostra , ma indispensabile resta una seria riflessione e
un’acquisizione di competenze specifiche nell’ambito della
gestione dell’informazione.
La gestione dell’informazione
Uno dei rischi sempre presenti quando si utilizza Internet è
la possibilità di vedere trasformata la motivazione e il piacere
della scoperta in una sensazione di segno opposto, caratterizzata
dall’ansia, dalla demotivazione, dal senso di fallimento. Questo
avviene in buona misura a causa della difficoltà a procedere
oltre un primo momento di reperimento dell’informazione di solito
realizzato tramite indici per categorie o motori di ricerca.
Questi strumenti sono semplici da usare e potenzialmente molto efficaci,
ma i risultati di una ricerca effettuata senza mettere in atto strategie
cognitive adeguate si traducono spesso in una quantità di informazioni
non filtrate, non catalogate, con buona probabilità, poco significative.
Ecco dunque che occorre aggiungere, in un’ottica di educazione
all’uso dello strumento, un addestramento che metta in grado
lo studente di definire in maniera metacognitiva le proprie esigenze
prima della ricerca e che gli consenta di elaborare l’informazione
e procedere all’affinamento della ricerca e alla sistematizzazione
ultima dei dati.
Vi sono numerose convergenze tra un modello di educazione fondato
sul tentativo di promuovere la crescita di individui autonomi e critici
e quanto è implicito nell’uso di Internet, non solo a
fini didattici. Gli studenti che lavorano in Internet sono portati
a ragionare sulle proprie esperienze e conoscenze del mondo facendone
tesoro e rendendo queste riflessioni il primo motore per il processo
che porta all’acquisizione di nuova conoscenza; diventano essi
stessi i promotori e i costruttori della nuova conoscenza (Calvani
e Varisco, 1995). Questo modello di studente è in grado di
accettare e apprezzare la sfida che lo porta, quale soggetto attivo,
a ricercare in Internet le informazioni che necessita.
Le strategie coinvolte e sviluppate dall’uso di Internet sono
numerose; qui ne riportiamo alcune a titolo puramente esemplificativo
(Teeler e Gray 2000, Mezzadri 2001):
ascoltare, chiarire i significati, coinvolgersi in discussioni autentiche
e reali, creare immagini o file sonori, creare documenti, disegnare,
dibattere, fare ricerca, fare sondaggi, formulare delle ipotesi, giocare,
guardare, intervistare, negoziare, organizzare, paragonare, persuadere,
presentare, pubblicare, recensire, relazionare, riassumere, richiedere
informazioni, richiedere spiegazioni, simulare, trovare compromessi,
valutare.
Numerosi sono i contributi che in questi anni sono stati elaborati
per creare tassonomie e quadri di riferimento in grado di stabilire
gli obiettivi di un’educazione all’uso di Internet per
fini di ricerca (Pantò e Petrucco, 1998; Shetzer e Warshauer,
2000). Da una di queste proposte (Mezzadri, 2001) riportiamo gli obiettivi
per la lettura e la ricerca in rete:
La lettura
Leggere online:
sa applicare le strategie di lettura necessarie (skimming, scanning,
ecc.);
sa navigare all'interno degli ipertesti e è in grado di non
perdersi nella rete.
Interpretare le applicazioni multimediali:
conosce i concetti alla base dell'ipertesto (i nodi, i collegamenti
multimediali, le aree e le parole calde);
sa applicare le strategie necessarie per fruire del testo non in maniera
sequenziale e lineare;
sa scegliere strategie e percorsi di lettura;
sa interpretare criticamente gli ipertesti.
La ricerca
Iniziare la ricerca:
sa predisporre le domande che lo portano a inferire e preparare il
percorso di ricerca;
sa procedere a una corretta fase di brainstorming;
sa delimitare il campo della propria ricerca;
sa immaginare, ricercare e utilizzare le parole chiave per una ricerca
efficace attraverso i motori di ricerca.
Trovare informazioni:
sa trovare informazioni attraverso i motori di ricerca o altri sistemi;
sa individuare i siti web specializzati che permettono di delimitare
la ricerca e assistono nella ricerca (ad esempio siti specialistici
per l'insegnamento dell'italiano a stranieri);
sa catalogare le informazioni trovate usando le funzioni "preferiti",
"cronologia", le catalogazioni dei motori di ricerca, ecc.;
sa rendere disponibili le risorse per una fruizione offline;
sa usare e-mail, liste di discussione, chat, ecc. come strumento di
ricerca attraverso la collaborazione di altri;
Identificare e valutare le fonti:
sa analizzare e valutare la correttezza delle informazioni trovate;
sa determinare l'autorevolezza delle fonti;
sa utilizzare le fonti, citandole in maniera corretta;
sa riconoscere operazioni di tipo commerciale o altro che si basano
su tecniche di persuasione;
conosce le questioni relative al copyright e alla privacy in rete.
Al fine di conferire alla nostra
riflessione maggiore concretezza e spendibilità nell’ambito
dell’educazione letteraria riteniamo opportuno introdurre le
mappe concettuali che costituiscono uno strumento potente da usare
in combinazione con i motori di ricerca per rendere più efficace
la gestione delle informazioni reperite in Internet (Novak, 2001;
Petrucco 2002).
Si tratta nella definizione di Novak di strumenti per organizzare
e rappresentare la conoscenza che da tempo si utilizzano nelle scuole
italiane a fini didattici. Secondo Petrucco (2002) esse appartengono
alla categoria dei “visual organizer” che si sono dimostrati
utili per rappresentare, condividere e manipolare la conoscenza. Infatti,
organizzare i concetti in strutture visive facilmente riconoscibili
rende più facile il loro recupero ed elaborazione. Questo tipo
di approccio visuale è stato messo a punto da J. D. Novak (Novak
& Gowin, 1989 e Novak, 1998) sulla base delle teorie di Ausubel
(Ausubel, 1994) e degli studi sulle reti semantiche di Quillian (Quillian,
1968).
Un loro impiego per la realizzazione di ricerche in Internet può
legarsi a un approccio noto nell’ambito della gestione della
qualità come PDCA (o Ruota di Deming), cioè Plan, Do,
Check, Act come sequenza di azioni da intraprendere per un miglioramento
continuo dei processi.
Applicando tale schema alla ricerca in Internet in ambito didattico,
la prima fase porta alla realizzazione di un momento di brainstorming,
da condurre secondo le modalità proposte dall’insegnante
(individualmente, a coppie, in gruppo o in plenaria), in cui le preconoscenze
e le aspettative in merito a un determinato problema oggetto di successiva
ricerca in Internet vengono proposte, valutate e negoziate al fine
di giungere alla stesura di un’ipotesi iniziale di mappa concettuale
che servirà alla prima fase di ricerca in Internet. In questo
momento di brainstorming si farà molta attenzione alla condivisione
dei significati e alla riflessione sulle aree semantiche dei termini
trovati relativi alla tematica oggetto di ricerca. La specializzazione
semantica di molti termini può portare a creare confusione
nella ricerca o ad aprire nuovi filoni di approfondimento. Si pensi
a titolo d’esempio al caso possibile di una ricerca effettuata
con un motore convenzionale in cui la parola oggetto di ricerca è
romanticismo: i diversi ambiti artistici e gli usi linguistici in
cui tale termine ricorre espone al rischio di trovarsi schiacciati
sotto un’eccessiva mole di informazioni, spesso divergenti dal
campo iniziale della ricerca.
La capacità di analizzare i termini e collegarli a conoscenze
pregresse o ipotizzarne gli ambiti di utilizzo costituisce di per
sé un’abilità cognitiva di livello superiore che
ben si sposa con le finalità di autonomia d’apprendimento
dello studente. Alla base vi è l’indispensabile approccio
a problem-solving che sottende a qualsiasi tipo di ricerca in Internet.
Alla fine di questa fase si arriva ad ottenere una mappa concettuale
in cui i termini sono raggruppati e costituiscono delle unità
utili a condurre una prima ricerca. Ad esempio se l’oggetto
della ricerca è il romanticismo del Manzoni si eviterà
almeno in un primo momento di digitare come termini per la ricerca
le parole romanticismo, poesia, inglese, Wordsworth che saranno state
comunque raggruppate per dar vita a un’altra unità, a
un altro riquadro della mappa concettuale.
Al Do del PDCA di Deming corrisponde la ricerca in Internet da realizzare
tramite motore di ricerca, quale strumento più diffusamente
utilizzato a questo fine.
I documenti reperiti dovranno essere valutati attraverso tecniche
di lettura che portano a un’iniziale comprensione del contenuto.
Si tenga presente che spesso già questa fase di lettura iniziale
finalizzata alla comprensione globale dei testi e all’analisi
dei termini ricercati costituisce un ostacolo e un momento di ansia
e stress per i navigatori, nonostante l’aiuto grafico che i
motori di ricerca solitamente forniscono attraverso la colorazione
differenziata dei termini ricercati quando è disponibile una
versione cache del testo.
Le informazioni ottenute in questa prima fase porta al controllo e
alla valutazione di quanto realizzato finora, il Check del PDCA. Possono
essere così ampliate o ridotte le aree semantiche individuate
nella fase di brainstorming iniziale e di costruzione della prima
versione della mappa concettuale.
L’azione seguente conduce a una nuova ricerca più affinata
e specializzata in cui chi naviga è chiamato a cercare di comprendere
i nuovi significati sempre sulla base del ruolo attivo fondato sulla
formulazione di ipotesi, valutazione e validazione delle stesse che
coinvolge molteplici abilità cognitive e strategie d’apprendimento.
Il processo può continuare sempre riproducendo le fasi proposte,
cioè alla fine di un primo ciclo così impostato si può,
sulla base dei risultati ottenuti, tornare a pianificare le azioni,
rivedendo e ampliando lo schema della mappa concettuale con l’integrazione
tra gli elementi informativi generati dalla ricerca e le conoscenze
pregresse che porteranno alla creazione di una mappa nuova in cui
i collegamenti tra i diversi elementi e le diverse aree semantiche
risulteranno modificati e approfonditi.
Oltre a uno strumento utile per guidare la ricerca in Internet la
mappa concettuale diventa un modo per riorganizzare le informazioni
reperite che ripropone la logica reticolare per associazioni dell’ipertesto.
Con l’uso delle mappe si crea così una convergenza metodologica
nell’approccio al testo superiore a quanto si può verificare
attraverso forme differenti di riorganizzazione del testo.
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